LE INFEZIONI A TRASMISSIONE SESSUALE SONO IN AUMENTO, ED è UN PROBLEMA

In un comunicato stampa pubblicato il 21 maggio di quest'anno, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha scritto: "Abbiamo gli strumenti necessari per porre fine a queste epidemie come minacce alla salute pubblica entro il 2030, ma ora dobbiamo garantire che, nel contesto di un mondo sempre più complesso, i paesi facciano tutto il possibile per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si sono prefissati". Leggendolo, difficilmente la parola "epidemie" verrebbe di primo acchito associata a quello a cui l'etiope Ghebreyesus si sta riferendo. Perché è un termine che colleghiamo immediatamente alla pandemia cominciata come epidemia nel 2020, perché da qualche mese c'è l'emergenza dengue, che in Brasile ha superato i quattro milioni di contagi, perché s'è tornato a parlare dell'influenza aviaria o della peste suina, e tutto questo ci pare perfettamente coerente con la definizione. E invece quello su cui ci sta mettendo in guardia la World Health Organization sono le malattie sessualmente trasmissibili, in aumento in tutto il mondo. E parliamo di due milioni e mezzo di morti all'anno e di un milione e trecento casi di cancro. A dircelo è un nuovo rapporto dal titolo Implementing the global health sector strategies on Hiv, viral hepatitis and sexually transmitted infections, 2022–2030, che mostra come dopo due anni di impegno globale per affrontare il problema, le infezioni a trasmissione sessuale (IST) non siano diminuite, anzi, l'esatto opposto.

Nel dettaglio, le quattro malattie sessualmente trasmissibili curabili – sifilide (Treponema pallidum), gonorrea (Neisseria gonorrhoeae), clamidia (Chlamydia trachomatis) e tricomoniasi (Trichomonas vaginalis), causano più di 1 milione di contagi ogni giorno. In particolare, i casi di sifilide adulta e materna e di sifilide congenita associata sono aumentati sulla scia della pandemia di COVID-19. E la gonorrea multiresistente è in aumento. Queste patologie, che a partire dagli anni '70 e fino al 2000 avevano mostrato una diminuzione tale dei casi da essere sul punto di scomparire in Occidente, mostrano in Europa e in parte anche in Italia, un improvviso aumento dell’incidenza, soprattutto nelle grandi città metropolitane. Queste attuali nuove emergenze sono state attribuite a repentini cambiamenti di comportamenti sessuali nelle popolazioni, come un sempre maggior ricorso a pratiche sessuali a rischio ed un sempre minor uso del preservativo, anche tra gli individui con infezione da HIV nota. Negli ultimi anni si è assistito a un graduale e costante aumento della diffusione delle infezioni genitali da Papillomavirus (HPV), nelle ragazze sessualmente attive di età inferiore a 25 anni la prevalenza di HPV è di circa il 20%. Le infezioni genitali da HPV sono caratterizzate da manifestazioni cliniche che vanno da lesioni benigne, che nella maggior parte dei casi il sistema immunitario elimina nel giro di 6/24 mersi, fino a forme maligne come il carcinoma della cervice uterina al cui sviluppo contribuisce in maniera significativa l'infezione. L’Oms ha anche posto l'accento sul fatto che le nuove infezioni da HIV e da epatite virale non stanno diminuendo così velocemente come sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi correlati dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il rapporto, infatti, è il primo di una serie di aggiornamenti semestrali sui progressi nell’attuazione delle strategie del settore sanitario globale su HIV, epatite virale e malattie sessualmente trasmissibili per il periodo 2022-2030 raccolte in un documento che delineava una visione, obiettivi e una direzione strategica per porre fine all’AIDS e alle epidemie di epatite virale e malattie sessualmente trasmissibili entro il 2030. Ma non sta andando così, e l'idea che entro il 2030 ci si possa definire fuori dall'emergenza sta perdendo fiducia.

Il rapporto mostra, tuttavia, qualche dato positivo. Ad esempio quello che vede oltre il 75% delle persone che vivono con l’HIV ricevere una terapia antiretrovirale, mentre ben il 93% di coloro che sono in trattamento hanno soppresso la carica virale. Inoltre, 19 paesi sono stati ufficialmente convalidati per l’eliminazione della trasmissione dell’HIV e/o della sifilide da madre a figlio. Eppure resta il fatto che le nuove infezioni da HIV sono diminuite solo di 200.000 (da 1,5 milioni a 1,3 milioni) dal 2020 al 2022 e rimangono ben al di sopra dell’obiettivo del 2025 di 370.000 nuove persone infette. E dei 630.000 decessi legati all’HIV nel 2022, molti sono stati dovuti a trattamenti tardivi e a barriere strutturali alle cure. Il trattamento tempestivo, infatti, è fondamentale. L'Aids, una malattia che attacca e debilita il sistema immunitario, è causata dal virus Hiv: per evitare che si sviluppi fin da quando viene rilevata la sieropositività attraverso un test apposito è necessario assumere prima possibile farmaci antiretrovirali, in grado di tenere l'infezione da Hiv sotto controllo. Sarebbe un errore credere che questi numeri riguardino per lo più i paesi della regione subsahariana, in assoluto la più colpita dal virus dell'Hiv, con il 67% di tutte le persone affette da Hiv e il 75% dei morti nel mondo per Aids. Anche da noi, l' 1 dicembre 2023, Giornata Mondiale dell'Aids, il quadro che è venuto fuori dall'aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids, curato dall'Istituto Superiore di Sanità, è che queste hanno ripreso a salire. Nel 2022 erano state 1.888, pari al 2% in più rispetto al 2021 e al 34% in più rispetto al 2020. È il secondo aumento consecutivo dopo oltre un decennio di discesa. Ma questo trend non va preso come unico dato spurio, ma inserito nel contesto degli ultimi, tribolatissimi, anni abitati per metà dall'emergenza pandemica. Emergenza che ha causato una generale diminuzione delle diagnosi: banalmente, con gli ospedali al collasso e il rischio contagio, ci siamo controllati meno, abbiamo saltato visite dedicate alla prevenzione, e peggio è andato lo screening per una malattia che si porta dietro uno stigma che non se n'è mai davvero andato. Eppure la qualità di vita di chi convive con HIV è un tema fondamentale da affrontare a 360° che va inquadrato nell’ambito di un percorso più ampio, dalla diagnosi di HIV alla consapevolezza, dalle azioni necessarie per contrastare il virus alle reazioni che includono la presa di coscienza per affrontare al meglio le relazioni con gli altri, con il medico e anche con se stessi. Prioritari diventano, allora, proprio i temi della diagnosi precoce, dell’aderenza alla terapia e della lotta allo stigma, che oggi appaiono di nuovo indeboliti, forse per la convinzione sbagliata che si tratti di una malattia in qualche modo "del passato", circoscritta ad uno specifico periodo storico, quello del boom a cavallo tra gli anni '80 e '90.

Nuovi dati indicano anche un aumento della gonorrea multiresistente. Nel 2023, l’OMS ha riferito che su 87 paesi con una sorveglianza rafforzata della resistenza antimicrobica della gonorrea, nove hanno mostrato livelli elevati di resistenza al ceftriaxone, l’ultima linea di trattamento. Tra le preoccupazioni evidenziate nel rapporto, inoltre, c’è la crescente mortalità dovuta all’epatite virale. L'epatite B e C combinate hanno causato 1,3 milioni di morti nel 2022, un numero vicino al numero di decessi causati dalla tubercolosi (la seconda malattia infettiva più mortale al mondo) e in aumento rispetto a 1,1 milioni nel 2021. L'epatite B può essere trasmessa attraverso l'attività sessuale, mentre l'epatite C si diffonde principalmente attraverso lo scambio di aghi per l'uso di droghe. L'Oms ha anche sottolineato l’aumento globale dei casi di sifilide, guidato dagli aumenti nella regione africana e nella regione delle Americhe. La sifilide, causata da un batterio (Treponema pallidum), è una malattia molto seria: si sviluppa in diversi tempi e per questo bisogna intervenire prontamente. Infatti, se non curata, può portare a gravi complicanze (cardiopatie, demenza, cecità, paralisi e anche morte). Il numero di nuovi casi negli adulti di età compresa tra 15 e 49 anni è aumentato da 7,1 milioni nel 2020 a 8 milioni nel 2022, mentre i casi di sifilide congenita (trasmissione da madre a figlio) sono aumentati da 425 per 100.000 nati vivi all'anno nel 2020 a 523 nel 2022. La gonorrea o la sifilide, hanno tempi di incubazione brevi per cui, se riconosciute per tempo, possono essere curate tempestivamente. Questo è un fattore molto importante, perché riduce l’infettività del paziente e limita i contagi. Tuttavia, molte di queste infezioni sono recidive e tendono a ricomparire nello stesso soggetto oppure, specialmente quelle asintomatiche o che si manifestano con sintomi non ben definiti, spesso non riescono a essere diagnosticate o vengono scambiate per altre malattie determinando una facile diffusione. Gli obiettivi fissati dall’OMS per il 2025 sono 5,7 milioni di nuovi casi di sifilide e meno di 200 casi di sifilide congenita ogni 100.000 nati vivi. Complessivamente, nel 2022 ci sono stati 374 milioni di nuovi casi delle quattro malattie sessualmente trasmissibili curabili. Per raggiungere gli obiettivi del 2025 sarà necessaria una riduzione del 20% in tutte e quattro le infezioni, ha affermato l’OMS. Raggiungere gli obiettivi del 2030 richiederebbe riduzioni del 60%. Non un'impresa da poco.

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