"NON IMPORTA CHI SEI O QUANTI ANNI HAI. SE FAI SKATEBOARD, SEI PARTE DI QUALCOSA"

"Non importa chi sei o quanti anni hai. Se fai skateboard, sei parte di qualcosa". Quando nel 2019 Tattiya Maruco, ricercatrice al dipartimento American Studies della University of Southern California, analizzò le comunità di skateboard in tutto il Paese, non poté fare a meno di sottolineare i legami evidenti che si erano instaurati nei diversi gruppi sociali. Non erano più pochi e sparuti i ragazzini che si nascondevano con gli amici e scappavano dai vigili per portare avanti un'attività che poteva sembrare illegale, ma vere e proprie comunità nutrite, fatte di giovani di tutte le età e le provenienze. Negli anni 80 su ogni tavola da skate compariva l'adesivo: SKATEBOARDING IS NOT A CRIME. Oggi quel crimine è diventato una vera e propria passione, una moda che si diffonde sempre di più anche tra i più piccoli, e anche in Italia. La scena dello street skateboarding ha guadagnato sempre più popolarità e gli skater hanno iniziato a utilizzare l'ambiente urbano come il loro parco giochi per spostarsi o eseguire trick su corrimano, gradini e qualsiasi elemento si trovi lungo le loro strade. Un nuovo approccio che ha portato a un'ondata di creatività nello skateboard come sport, in tutte le sue discipline street, pool skating (che si pratica in piscine di forma arrotondata, ndr) o vert (variante che si svolge sulle rampe, strutture concave appositamente realizzate, ndr), oltre alla nascita di scuole e spazi per praticarlo in tutte le grandi città. Oltre a essere l'unico skatepark milanese indoor, Pinbowl DIY è anche uno dei più vari e completi d'Italia. Fabio Guarnerio, proprietario insieme a Viola Nelli, ha deciso di aprire questo spazio ormai 10 anni fa a Pero, periferia nord-ovest di Milano. All'interno ci sono una big bowl, una sorta di grande piscina dove lanciarsi in acrobazie ardite, e un flow park con transizioni e linee infinite. Per alcuni Pinbowl è diventato una vera e propria casa. "Quando ero giovane, non esistevano posti del genere", spiega. "Usavamo come ritrovi i parcheggi dei supermercati di periferia, lì saltavamo gli scalini e ci costruivamo qualche ostacolo rudimentale e improvvisato". Oggi il panorama è profondamente mutato. "Anche le famiglie che ci contattano per le lezioni che offriamo ai bambini - per esempio la Vans Skate Academy - sono cambiate: cercano esperienze diverse e sono attente al divertimento, ma anche ai risultati sportivi. Arrivano da tutta Italia per accontentare i figli. Soprattutto nel weekend". Quando arriviamo al Pinbowl è venerdì sera e il rumore delle tavole che sbattono rimbomba in tutta la struttura, un ex capannone industriale dai muri colorati. I genitori aspettano i figli nell'area per rilassarsi, la chill out, con un bar, poltrone e divani. Qualcuno lavora mentre attende la fine della lezione, altri chiacchierano, si informano sulle prossime attività e sui vari contest. "Alcuni genitori portano i figli qui fin da piccolissimi perché andare in skate è una loro passione", racconta Mirko Monticelli, 27 anni, istruttore qui da ormai 10 anni. "Altri, invece, vengono trascinati dai bambini stessi che si sono innamorati guardando le foto sui social o seguendo qualche contest in tv". Per tutti, comunque, lo skate è un'arte, un modo per esprimere la propria creatività. "Ognuno ha il suo modo personale di skeitare", racconta ancora Mirko. "Come nella danza, ogni espressione è personale»" Al Pinbowl si allena anche Lucrezia Zarattini, 20 anni. Ha iniziato ad andare in skateboard a 11 e oggi sta finendo le gare di qualificazione per le Olimpiadi. Per la seconda volta nella storia, infatti, dopo Tokyo 2020, lo skateboard sarà nel programma olimpico dei prossimi Giochi di Parigi 2024 (dal 26/7 all'11/8, ndr). "Non sto seguendo un allenamento preciso" racconta Lucrezia. "Skeito come ho sempre fatto, divertendomi e tenendo alta la motivazione per migliorare ogni giorno. Andare alle Olimpiadi sarebbe un sogno che si avvera".

Le ragazze, anche nei film. In uno sport promosso un tempo come solo maschile, oggi la partecipazione femminile fa sentire sempre più la sua voce. Anche grazie alla presenza di ragazze skater in tv o al cinema. È del 2020 il documentario Premio Oscar (miglior cortometraggio docu) Learning to Skateboard in a Warzone (If You're a Girl), sulla storia delle skater afgane. Poi c'è il film di Crystal Moselle, Skate Kitchen, e la commedia per adolescenti della HBO Betty, che segue un gruppo di skaters di New York City. Senso di appartenenza a una comunità inclusiva, emancipazione, libertà sono le parole d'ordine. "Quando ho iniziato", racconta ancora Lucrezia, "c'erano pochissime ragazze in Italia. Oggi vedo tantissime bambine. E mi fa piacere perché è uno sport molto inclusivo. Non mi sono mai sentita in difficoltà quando ero l'unica allo skatepark, anzi, gli amici che ho incontrato in questi anni mi hanno aiutata a migliorare e diventare più forte".

Qual è l'età migliore per iniziare? "Dal momento in cui i bambini sono pronti per correre e saltare sono pronti anche ad andare sullo skate", spiega Marco Mina, uno degli skaters più longevi a livello di attività in Italia. Ha iniziato a usare la tavola a cinque anni e non ha mai più smesso. E oggi, che di anni ne ha 48, di questa passione ha fatto un lavoro, diventando l'anima instancabile dell'associazione Torino Skateboard e allenando molti giovani che si avvicinano a questo sport. "Abbiamo bambini che iniziano anche a quattro o cinque anni che raggiungono molto presto risultati eccellenti. Molti dei ragazzi che alleno oggi sono competitivi, si appassionano e vogliono raggiungere risultati". Trattandosi inizialmente di una cultura di strada e non di uno sport, lo skate si è trasmesso per anni per amicizia. "L'idea di portare l'insegnamento anche in Italia mi è venuta in California, dove hanno iniziato a coltivare nuove leve prima che qui da noi. Per lavoro mi trovavo al Vans Skatepark di Orange, dopo una session, improvvisamente le strutture vennero chiuse al pubblico, perché da quel momento il park era riservato alla Vans Skate School". Da qui la voglia di diventare coach e occuparsi di didattica per vedere crescere tra i suoi allievi anche grandi skater come Ivan Federico, che ha rappresentato l'Italia alle Olimpiadi di Tokyo. Oggi le strutture in giro per la città permettono di allenarsi all'aperto. Torino è un comune attento anche alla costruzione di nuovi parchi e rampe.

Muscoli e libertà. Bastano una tavola, un casco e delle ginocchiere per iniziare a volare. E i benefici sono evidenti: lo skate è l'attività perfetta per alleviare lo stress e lavorare sull'equilibrio. Mettendo in moto ogni singolo muscolo del corpo è anche un ottimo modo per aumentare la forza fisica e fare un allenamento cardio che aiuta allo stesso tempo a essere più coordinati e a bruciare calorie. Certo si può cadere. Piccoli incidenti possono essere all'ordine del giorno. Qualche livido qua e là, ma senza piangere ci si rimette subito sulla tavola. Questo è proprio uno degli insegnamenti principali dello skate. Non arrendersi, cadere e rialzarsi subito. Lo sa bene Alli Beltrame, scrittrice, counselor e podcaster, si occupa di educazione ed è madre di tre figli, tutti appassionati di skate.

"Tommaso, 18 anni, Leonardo 12 e Gregorio 10, hanno iniziato ad appassionarsi allo sport sin da piccoli, quando abitavamo a Lugano. Fuori dall'Italia è ancora più diffuso che da noi". Oggi vivono a Bassano del Grappa, vicini alla natura e lontani dalla città, ma per seguire la loro passione si muovono in tutta Italia e all'estero tra contest e park: lo skateboard è anche un modo per imparare a ridefinire il mondo e lo spazio che ti circonda. Ogni strada e ogni muretto possono diventare una pista. La città e le sue forme geometriche hanno tutta un'altra prospettiva per uno skater. "È un vero e proprio stile di vita e anche un'occasione per viaggiare tutti insieme, visitare nuove località all'estero e scoprire nuove rampe. Siamo una famiglia nomade a cui piace fare dei veri e propri skate-safari tra Portogallo, Spagna, Francia". Per imparare è fondamentale confrontarsi con altri bambini, guardare, osservare, cadere e rialzarsi insieme. "Le cadute fanno parte del gioco. Rialzarsi è la parte che rende i ragazzi più forti. La frustrazione, la rabbia, la paura sono tutte sensazioni che imparano a tenere a bada praticando. Quando vedo i miei figli chiudere un trick, sento tutta la loro soddisfazione e gioisco con loro", conclude Alli. La cosa bella, anche per i genitori, è imparare a gestire l'ansia nei loro confronti, sopravvivere davanti agli errori e agli inciampi a cui possono andare incontro. Come nella vita, sulla tavola si impara a stare in equilibrio. Quando si cade, ci si rimette in piedi. E il trick più bello è ancora lì, pronto per essere chiuso.

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