COME ESPORSI AL SOLE SENZA RISCHI

Il countdown è ufficialmente iniziato. Dopo una primavera sottotono, che invece di giornate soleggiate ci ha regalato nuvole e pioggia, l’estate è ormai alle porte e non vediamo l’ora di trascorre il nostro tempo libero lasciandoci baciare e scaldare dal sole. Che sia per un week end al mare, in montagna o per una semplice passeggiata in una parco cittadino, il desiderio si godere appieno di tutti i benefici che il sole ha sull’organismo si fa sempre più impellente. I suoi raggi, infatti, ci permettono di fare il pieno di vitamina D, sostanza essenziale per fissare il calcio nelle ossa; aumentano le difese immunitarie; regolano i ritmi biologici e migliorano il funzionamento del sistema endocrino. Inoltre, stimolando la produzione di serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore, il sole è un antistress naturale. Ma non è tutto: la luce che emana non solo ci fa stare bene, ma ci rende anche più belle. Avete notato come, dopo una giornata trascorsa all’aria aperta, la pelle ossigenata ed esposta al sole risulti più compatta, luminosa e ambrata?

Tuttavia il sole rappresenta il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo, uno dei tumori più comuni tra i giovani adulti con meno di 30 anni. Secondo i dati diffusi da Fondazione Airc, in Italia il melanoma è il terzo tumore più frequente al di sotto dei 50 anni in entrambi i sessi e nel 2023 sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi, di cui 7.000 tra gli uomini e 5.700 tra le donne. “Il melanoma è associato all’esposizione al sole soprattutto in quei soggetti che hanno una tipologia di fototipo chiaro, che indica l’incapacità delle pelle di proteggersi in modo autonomo attraverso la produzione di melanina. L’esposizione al sole, soprattutto intermittente e in maniera scorretta, è associata proprio allo sviluppo di melanoma. Avere molti nevi, così come la familiarità, sono ulteriori fattori di rischio”, spiega Licia Rivoltini oncologa e ricercatrice di Fondazione AIRC. I comportamenti che possono ridurre il rischio di sviluppare tumori della pelle sono diversi. È fondamentale innanzitutto esporsi al sole in maniera moderata fin dall'età infantile, evitando le ustioni. In generale, bisogna proteggere la pelle non esponendosi durante le ore più calde (tra le 10 e le 16), evitando o riducendo al minimo l'uso di lampade o lettini abbronzanti. Sotto il sole sono consigliati cappelli e occhiali con lenti protettive, così come l’utilizzo di creme protettive adeguate al proprio tipo di pelle, applicandole più volte in modo da assicurare una copertura continua.

Vale la pena ricordare che le principali società scientifiche consigliano una crema con fattore da 30 a 50, con protezione ad ampio spettro, controllando che accanto alla protezione UV-B ci sia l'apposito logo anti UV-A, che garantisce protezione anche contro questo tipo di raggi solari che penetrano più a fondo nell'epidermide arrivando fino al derma. È consigliabile continuare ad applicare la crema, nel corso della giornata ogni due ore, anche quando la conquista di una bella abbronzatura scongiura il rischio di scottature da parte dei raggi UV-B: restano sempre infatti l'effetto di secchezza, l’invecchiamento della pelle, e il potenziale rischio di tumori innescato dalle radiazioni UV-A. Da sottolineare che anche le creme solari hanno una data di scadenza, che varia dai 9 ai 12 mesi. Se il prodotto è scaduto significa che i filtri solari non sono più in grado di proteggere correttamente, e quindi la nostra pelle è esposta al rischio di danni. Come fare, dunque, per godere dei tanti benefici del sole espondendosi in tutta sicurezza? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Rosa Frisario, dermatologa della piattaforma di sanità digitale Doctolib.it che, per guidarci in questo percorso e aiutarci ad affrontare al meglio l’estate, ha raccolto una serie di tips. La vostra pelle vi ringrazierà.

Fototipo e scelta del solare: il fattore di protezione non va scalato in base al grado di tintarella

Nelle persone caucasiche, la pelle – anche se è già stata stimolata la produzione di melanina con l’esposizione al sole – ha un fattore di protezione “integrato” pari a 5 al massimo (in media di 3 o 4). Scalando il fattore di protezione solare quando si è più abbronzati, quindi, si riduce notevolmente la barriera di fronte ai danni che il sole causa alla pelle. Vale lo stesso per tutti: rimane valida quindi l’indicazione di utilizzare il fattore di protezione più elevato possibile, a prescindere dal fototipo.

Lampade abbronzanti? La risposta è sempre no

L’intensità delle radiazioni emesse dalle lampade abbronzanti, di qualunque tipo, è decisamente più elevata di quella a cui siamo sottoposti alle nostre latitudini. Volendo fare un paragone, sottoporsi ad una seduta di lampada equivale a esporsi al sole nelle zone equatoriali. I raggi UVA emessi da questi macchinari, tra l’altro, non fanno che ossidare la melanina e non ne stimolano la produzione, un “compito” svolto invece dai raggi UVB. Di conseguenza, la lampada abbronzante non prepara in alcun modo la pelle all’abbronzatura, anzi danneggia la cute in profondità, colpendo in particolare collagene e acido ialuronico e questo si traduce in invecchiamento cutaneo, soprattutto sul viso, favorendo la comparsa di rughe e macchie. Attenzione anche alle “lampade al collagene”, molto di moda quest’anno: la quantità di collagene prodotta dalla pelle in seguito all’esposizione alla luce LED di queste lampade – che dovrebbe “rimpolpare” il collagene – non compensa in alcun modo il danno prodotto dai raggi UVA.

Vitamina D e abbronzatura non vanno d’accordo

Per stimolare la produzione di una quantità adeguata di vitamina D è sufficiente esporre al sole anche solo le braccia per circa 20 minuti, il tutto usando comunque una protezione solare elevata (50+). Contrariamente a quanto si possa pensare, una pelle abbronzata non aiuta, anzi riduce, la produzione di Vitamina D: questo per via dell’inspessimento della cute causato dall’esposizione al sole, che crea un “effetto barriera”.

Alimentazione e integratori: servono davvero?

È importante sapere che gli alimenti come carote e zucca o gli integratori alimentari contenenti beta-carotene non non hanno alcuna azione protettiva. Le uniche sostanze che aiutano a preparare la pelle sono polipodium e nicotinamide, che contribuiscono ad alzare la MED (dose eritemigena minima), aumentando la tolleranza della pelle al sole. Non sono comunque dei fotoprottettori, la crema va messa ugualmente.

Mappatura dei nei: sì, no, quando?

Meglio non fare la mappatura dei nei quando si è abbronzati: quindi non solo è poco utile farla d’estate, se ci si è esposti al sole, ma è meglio aspettare che la pelle ritorni al suo colorito naturale. Un altro punto che spesso solleva dubbi riguarda l’età giusta per la prima mappatura: il suggerimento è di aspettare l’adolescenza, a meno che sin dall’età pediatrica non siano presenti nei molto estesi, superiori ai 10-15 cm. Questo perché nei bimbi è normalissimo che i nei “spuntino” o si ingrandiscano con la crescita.

Epilazione laser: quanto aspettare prima di esporsi al sole

Il consiglio, quando si stia valutando di iniziare un ciclo di sedute di epilazione laser, è di attendere che la pelle torni al proprio colorito naturale come normalmente avviene in autunno-inverno, che resta per la maggioranza delle persone il momento migliore per cominciare. Questo perché il laser non fa altro che “leggere” la melanina a livello del pelo, senza distinguerla da quella presente nella pelle. Per chi già ha intrapreso questo trattamento è importante tener presente che, se si fanno comunque delle sedute quando si è abbronzati, l’intensità dei parametri del laser dev’essere ridotta in modo da evitare scottature. È importante evitare l’esposizione diretta ai raggi ultravioletti sia nei giorni precedenti sia nei giorni successivi alla seduta e soprattutto pianificare di interrompere il trattamento almeno una settimana prima di quando si intende prendere il sole!

Indumenti anti UV: un alleato importante

I tessuti hanno, in base alla tramatura, al colore e ad altre caratteristiche, un loro “Ultraviolet Protection Factor” (UPF) e aiutano a proteggere la pelle dal sole. Tuttavia, la protezione fornita da una semplice maglietta in cotone è diversa da quella di un indumento specificatamente pensato per fare da barriera di fronte ai raggi solari: questo tipo di tessuti – che riportano la certificazione UPF in etichetta – sono arricchiti di ossido di zinco e biossido di titano, gli stessi ingredienti contenuti nelle creme solari. Magliettine e costumi anti UV sono già diffusi quando si parla di bambini ma sono assolutamente indicati anche per gli adulti, soprattutto se si sta andando a fare una gita in montagna o una passeggiata sul bagnasciuga e in generale in ogni occasione in cui non si ha modo di applicare la crema con frequenza. È sempre meglio applicare la protezione solare anche sotto gli indumenti, soprattutto se non sono anti UV.

5 creme solari da provare

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