ALLA RICERCA DEL SILENZIO, UN VIAGGIO PER CONNETTERCI CON NOI STESSI

Le risate risuonano nel caos del vagone, mentre un gruppo di adolescenti si riunisce attorno a un telefono. Anche la donna dall'altra parte del corridoio sta parlando: «Sì, esattamente...perché alla fine...». Persino il segnale acustico dell'annuncio del controllore e il ronzio delle ruote sui binari mi attraversano.

È il solito viaggio in treno, ma recentemente il mio tragitto giornaliero – e tutto il resto della mia vita – sembra troppo rumoroso e forte. Al punto tale che desidero alzarmi in piedi, a metà della carrozza, e urlare: «Potete stare zitti tutti quanti, per cinque minuti?».

Ho una relazione di co-dipendenza con il rumore: ho un bisogno costante di indossare le cuffie (anche se sto andando al supermercato dietro l'angolo), di avere un podcast che mi accompagna come sottofondo mentre mi preparo e rifiuto di trasferirmi fuori dal centro città, dove vivo adesso, accanto a un locale di musica, sono soggetta al costante ronzio delle persone. Il mio ragazzo, nel frattempo, corre regolarmente 10 km senza musica e gli piacerebbe vivere in una baracca in mezzo al nulla, il pensiero mi sfiora per un attimo, sarebbe impossibile per me. Eppure, di recente, la mia mente impegnata ed esausta ha desiderato il silenzio.

Non sono solo io: prendiamo la tendenza della "vita tranquilla" di TikTok che è cresciuta costantemente nell'ultimo anno con video deliziosamente semplicistici di passeggiate nella natura, di biancheria che ondeggia nella brezza e di fughe romantiche in località remote. C'è da meravigliarsi?

Il mondo è un luogo rumoroso

Non sorprende che tutto questo suono possa essere dannoso per il nostro benessere. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un'eccessiva esposizione al rumore può causare diversi tipi di sintomi, dall’aumentare i livelli di stress e la pressione sanguigna, fino a causare affaticamento e avere un impatto sulla salute mentale. Se poi il rumore ha anche un impatto sul sonno, i problemi aumentano.

«Come esseri umani, siamo sempre alla ricerca di avvisi o stimoli che potrebbero richiederci di agire - e se è presente rumore, ci vuole la potenza del cervello per elaborare e filtrare il suono», spiega Gordon Harrison, capo audiologo di Specsavers. «Filtrare il rumore richiede energia e può ridurre la nostra capacità di concentrazione, il che può renderci stanchi». Come quando abbassiamo la musica mentre tentiamo di fare il parcheggio a S, per aiutarci a “concentrarci” meglio.

È un sentimento che fa eco al dottor James Gill della Warwick Medical School, che ha valutato i concorrenti di The Island di Bear Grylls in relazione all'impatto del rumore e del benessere psicologico. Egli ritiene che il costante bombardamento di rumore sia collegato alla scarsa salute mentale di molti pazienti. «Come medico di famiglia, penso che uno dei fattori che contribuiscono (e ce ne sono molti) all’elevato numero di casi di persone con problemi basati sull’ansia siano le distrazioni in cui siamo immersi. Dalle strade, al trambusto nei negozi, alla musica nelle palestre, raramente incontriamo silenzio e, quando lo facciamo, tendiamo a indossare le cuffie o a distrarci con i nostri telefoni». «Il risultato», spiega il dottor Gill, è che «la nostra concentrazione è sempre sotto attacco».

«Non abbiamo mai la possibilità – né ci permettiamo di farlo – di fermarci mentalmente. Di conseguenza, invece di affrontare gli eventi di routine della vita, li respingiamo e le cose si accumulano», osserva il medico. «Alla fine, se prendiamo come esempio le faccende domestiche, passiamo da pochi piatti da lavare, ad avere un'intera casa in disordine».

Ho iniziato a notare che soffro di confusione mentale, ma solo di recente ho iniziato a pensare che la mia ossessione per il rumore potesse avere un ruolo importante nell'influenzare lo stress. Decido quindi di abbassare il volume e cambiare abitudini.

Comincio abbandonando le cuffie, non solo per brevi passeggiate ma anche per un intero volo, durante i miei spostamenti e in palestra. Durante le mie passeggiate mattutine nel parco, apprezzo il cinguettio degli uccelli e il fruscio delle foglie. Trovo che la mia mente inizi a risolvere alcune lacune nel romanzo che sto scrivendo. Mi sento in qualche modo liberata dal tumulto della vita.

Alla ricerca del silenzio

Nell’ambito del mio esperimento di “ricerca del silenzio”, ho scoperto che alcuni degli stimoli rumorosi intorno a me diventano semplicemente più agitati senza la musica a coprirli – e l’audiologo Harrison concorda sul fatto che non tutti i suoni vengono creati allo stesso modo. «Alcuni suoni stimolano uno stato mentale più rilassato, cose come camminare tra gli alberi o in riva al mare sono ben note per aiutare con il rilassamento, poiché sono suoni familiari ci sentiamo a nostro agio nell'assorbire ed elaborare senza troppi sforzi mentali», dice. Lo capisco: posso facilmente staccare la spina da un ufficio vivace e restare su una vecchia playlist r&b senza che sia una distrazione perché conosco tutte le canzoni dall'inizio alla fine, mentre conosco altri che non potrebbero mai lavorare mentre ascoltano la musica. Trovo più difficile concentrarmi sulla musica se le canzoni non mi sono note, perché il mio cervello preferisce impegnarsi a distinguere i testi. Alcuni miei colleghi si affidano ai tappi per le orecchie anche solo per attutire i suoni esterni nel nostro spazio di lavoro.

Per Ciara McGinley, ex giornalista, la ricerca del silenzio ha innescato un cambio di carriera. Ora lavora come istruttrice di meditazione e respirazione, organizzando ritiri Finding Quiet. «Non avrei mai pensato che sarei stata felice e in pace seduta vicino all'acqua ad ascoltare gli uccelli o a osservare le anatre», dice. «Mi sono resa conto che la mia vita stava andando troppo veloce, che il rumore mi obbligava a non pensare. Quindi, ho promesso a me stessa di trascorrere più tempo in silenzio e vedere cosa mi sarebbe successo. È stato un processo di disconnessione», spiega Ciara.

Ora, Ciara è una grande fan delle sessioni di meditazione, mette il suo telefono in “modalità sonno” intorno alle 20:00, e fa uno sforzo per visitare degli spazi verdi ogni giorno. Confessa che ha scoperto che «avere cuffie con cancellazione del rumore sulla metropolitana e sui treni è stato un punto di svolta, mi aiuta a capire come mi sento, piuttosto che lasciarmi prendere da quello che succede intorno a me».

Per chiunque altro voglia abbassare la manopola del volume, la dottoressa Lisa Avery (meglio conosciuta come La Psicologa Positiva) incoraggia a cercare spazi tranquilli (idealmente in natura) e a programmare deliberatamente momenti di tranquillità nella propria routine. «Assegna un tempo specifico per questo, proprio come faresti per qualsiasi altra attività».

Il dottor Gill aggiunge che la sua “ricetta per un mondo rumoroso” include l’acquisto di una sveglia in modo da poter lasciare il telefono in un’altra stanza durante la notte e «aumentare la propria protezione; anche se non hai un giardino, ricoprire di piante il davanzale della finestra aiuterà ad assorbire le riflessioni sonore della propria stanza». Sostiene inoltre di trascorrere 120 minuti nella natura ogni settimana «con questa intenzione e nient’altro». Non pensare al conteggio dei passi, è tutta una questione di verde.

Per quanto mi riguarda, continuerò a fare brevi passeggiate senza ascoltare musica, sintonizzandomi ai suoni sottili della natura e cercando deliberatamente percorsi più tranquilli, soprattutto nei giorni in cui manca l’ispirazione. Forse abbassare i decibel di tanto in tanto fornirà più momenti di calma, anche se solo fugacemente, in un mondo in cui le nostre scelte sui suoni a cui siamo esposti sembrano fuori controllo.

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