PSICOLOGIA ED ECONOMIA, UN INTRECCIO SEMPRE PIù EVIDENTE

Il binomio psicologia-economia è noto soprattutto per l’importanza crescente che hanno avuto gli studi sui fattori psicologici che muovono le scelte legate al denaro e i comportamenti economici delle persone. Alcuni premi Nobel, come quello allo psicologo Daniel Kahneman recentemente scomparso, confermano l’importanza di questi aspetti.

Ma esiste un altro intreccio che, sebbene emerso da tempo negli studi di economia legata alla salute, è rimasto poco noto sino a tempi recenti: l’intreccio tra la qualità della dimensione psichica, possiamo dire il livello di benessere e buon funzionamento psicologico (ben-essere) e le ricadute economiche, indirette e dirette.

Tra i tantissimi esempi e dati che possiamo trovare vediamone alcuni.

Vivere una condizione di disagio psicologico nell’infanzia rende mediamente le persone più vulnerabili e condiziona la qualità della vita futura, nel lavoro, salute, relazioni, ecc. Solo considerando l’impatto sulla salute e sul lavoro è stato stimato un maggiore costo annuo di 17 miliardi di euro (Thielen et al. 2016, Lazzari 2019). E questo spiega perché interventi psicologici di gruppo che aiutano bambini e adolescenti hanno un rapporto in euro tra costo e benefici di 1 a 31 (Khan et al., 2015).

Sono stati gli studi economici sul nesso tra problemi psicologici, produttiva e assenze dal lavoro che hanno spinto i Paesi europei ad introdurre misure per prevenire lo stress sul lavoro. Quanto costa il disagio della psiche e quanto fa risparmiare migliorare la situazione lo ha dimostrato il recente studio PsyCare, promosso dal CNOP in collaborazione con sei Università, sui risultati del bonus psicologico: a fronte di una spesa pubblica per il bonus di 25 milioni abbiamo 312 milioni risparmiati sul lavoro per minori assenze solo in un anno: 1 a 12.

I costi per la società per le minori capacità di vita attiva (disabilità) legata alla salute trovano ai primi posti proprio le situazioni legate alla psiche, soprattutto depressione (2° posto) ed ansia (6° posizione), non perché disturbi più gravi ma perché più diffusi: ecco perchè l’OMS indica il rapporto costo-benefici in queste situazioni di 1 a 5: ogni euro speso per interventi psicologici porta 5 euro di risparmi  (World mental health report 2024).

Il malessere psicologico aumenta il rischio di malattie fisiche, dal 30% (tumori), al 50% (cardiovascolari) sino all’80% (respiratorie) (Scott et al. 2016), e, a sua volta, avere problemi psicologici quando si ha una malattia fisica, oltre a peggiorare la prognosi porta ad un importante aumento dei costi sanitari (senza considerare la parte psicologica). Le assicurazioni USA li hanno stimati al 45% nelle cardiovascolari, 70% diabete, 80% tumori (Melek e Norris 2008).

E infatti, quando si migliorano le condizioni psicologiche nelle persone con queste patologie abbiamo almeno 1 a 2,5: 2,5 euro risparmiati per ogni euro speso per interventi psicologici (Naylor et al. 2012).

L’elenco potrebbe continuare a lungo ma il senso è chiaro: i costi del disagio psicologico sono enormi, per chi ne soffre ma anche per la società nel suo complesso, ed investire per ridurre questo impatto non è velleitario ma produce conseguenze concrete e ben documentate sui valori economici, tralasciando qui ogni considerazione, ancora più importante, di carattere etico e sociale.

Personalmente quando ho cominciato, una ventina di anni fa, a occuparmi di questi aspetti sembrava ancora un argomento di nicchia, interessante solo per pochi appassionati. Oggi per fortuna sempre più persone hanno chiaro questo nesso: 9 italiani su 10 pensano che i livelli di benessere o disagio psicologico condizionano non solo la salute ma tutta la qualità della vita, e 7 su dieci (che salgono a 8,4 su 10 tra 18 e 34 anni) pensano che investire in psicologia migliora l’economia del Paese (Ist. Piepoli 2024).

A fronte di questa visione si registra una forte distanza tra le richieste dei cittadini ed i comportamenti delle Istituzioni, che non investono nulla in prevenzione e lasciano che la risposta ai problemi se la procurino (8 casi su 10) i cittadini a proprie spese.

Ovviamente non ci sono soldi pubblici per tutte le necessità, sempre tante, troppe per le risorse pubbliche, ma essere così miopi e distanti dalla sensibilità popolare (e dalle stesse ragioni economiche) è un costo che il Paese e milioni di italiani, soprattutto giovani e anziani, stanno pagando a caro prezzo. Ci si domanda con quali criteri vengano indirizzati i soldi che i cittadini versano alle casse pubbliche.

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